Foglie, follie in movimento, raggi di sole a sbatterci contro, tonalità differenti di verde, rami marroni, cielo azzurro, un cucciolo di Labrador bianco che corre felice, a tentar di afferrare una pallina da tennis, verde anche lei, tonalità differente da quella delle foglie, ripetutamente lanciata dal suo padrone, Nadal e Djokovic che a Paris, impazienti, aspettano di giocare i quarti del Roland Garros, io, ennesimo compleanno volato via, come la pallina che sto osservando, Cerbero che attende il momento giusto, per stringerla tra le zanne.

Non ho visto niente, ho solo sentito il rumore della mano materna che aperta, finiva sulla guancia del bambino capriccioso, un’altro giro di giostra, chiedeva, adesso piange, i Platani a guardarlo, il cane a guardarlo, il padrone del cane a guardarlo, le foglie, differenti tonalità di verde, a guardarlo anche loro, vibrazioni leggere, soffi di vento, carezze su di me, dolore alleviato su di lui, i capelli spettinati della madre, che strattonandolo per un braccio, lo tira a sé e si allontana, diretta chissà dove.

Foglie, follie in movimento, tre uomini giocano a Pétanque, che se non fosse per il tipo di lancio, per i piedi tenuti uniti, per le palle utilizzate, sarebbero le nostre bocce, campionato alle porte, scelte di squadra, metri, grida, discussioni, un bambino che, appoggiato alle gambe del padre, osserva incuriosito le palle in acciaio sparse sulla terra battuta, il loro sbrilluccicare, quasi fossero giganti pietre preziose, una nuvola di polvere che, spinta dal vento, si solleva, e avvolge tutti quanti.

Non ho visto niente, ero qui, seduto su una panchina del parco, leggevo un libro, un’opera antica, rinomata, smontata, analizzata, letta, riletta, cantata, e poi, poi è successo tutto questo, e tanto altro, baci di adolescenti distesi sull’erba, scuole marinate, due nutrie che, uscite dal laghetto, si sono distese al sole, uno stormo di piccioni che, ai piedi di un vecchio, hanno becchettato i pezzi di baguette da lui gettati, mentre li chiamava ad uno ad uno, nomi differenti, quasi li conoscesse tutti quanti, e si stupiva nell’accorgersi, che alcuni di loro non li aveva mai visti, panico, nuovi nomi assegnati, il verde della sua borsa, tonalità diversa rispetto alle foglie, all’erba, alla pallina da tennis, alla camicia che indosso, alla selva oscura precedentemente menzionata nel libro, copertina anch’essa verde, che sotto il manto nero, doveva certamente esser verde anche lei. È ufficiale, sto impazzendo, follie, foglie in movimento, tonalità differenti di verde, e divento anche io, verde.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *