La luna ha invaso la strada, vince su certi lampioni, lampade vecchie, illuminazione artificiale ridotta, crescente, sempre più invadente, invita all’ululato, l’animale che sono fa da riflesso all’universo che conservo dentro, mentre il vento fa discorsi, parla senza interruzione, i rumori di auto lontane, sembrano applausi, e qualcuno, nell’ombra, sta sicuramente commettendo un imperdonabile crimine, animali fuori, universi incredibili dentro, questo siamo, questo non vogliamo essere.

E c’era un uomo, che viveva in fondo a questa strada, i vicini lo chiamavano Napoleon, anche se nessuno ha mai saputo il perché, solitario, se ne stava tutto il giorno seduto in giardino a bere birra, non rivolgeva parola a nessuno, in silenzio osservava la strada, la gente, le auto, i lampioni, la loro luce che col tempo si affievoliva, fino a spegnersi definitivamente, il giorno in cui morì, seduto su una poltrona del suo salotto, la mano destra infilata tra i bottoni della camicia bianca, alla tv un film sulla battaglia di Waterloo.

Penso a Napoleon mentre cammino, rumore di un vetro rotto, passi, risuonano poco distanti, una donna anziana accende una candela e la sistema davanti a una finestra aperta, la sua silhouette illuminata dalla luce tremante della fiammella, buio alle sue spalle – Sono incubi o preghiere? – mi chiedo, mentre lei allarga e stringe le braccia, voce oscura, onde che escono dalla sua bocca e giungono alle mie orecchie, animali fuori, universi incredibili dentro, l’altra faccia della luna, lato oscuro del solstizio d’estate, dei nordici che ridono, nascosti nell’ombra. 

Vieni più vicino, raggiungimi, nella profondità oscura dell’animo seguimi, universo nell’universo, un treno che si allontana, diventa sempre più piccolo, scompare nel buio, viaggi strani, onirici, assurdi, tra la vita e la morte, raggiungimi, e poi, poi vedremo. 

Vieni più vicino, l’animale che sono, ti sbrana, furore, rabbia, t’inghiottono, universo nell’universo ad accoglierti, mondo parallelo, mentre il vento fa discorsi, parla, senza interruzione, racconta, dell’anziana signora, di Napoleon, del solstizio d’estate, della luna che invade la strada, vince sui lampioni, sulla città decadente, lampade vecchie, illuminazione artificiale ridotta, crescente, sempre più invadente, invita all’ululato, e tu, tu non puoi far altro che metterti a quattro zampe, animale selvaggio, e ululare. 

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