Di lunedì che sembrano domeniche…

Lunedì che sembrano domeniche, confusione, fraintendimenti tra me e il mondo, tra me e questo giorno, il telefono che squilla improvvisamente, io che rapidamente rispondo, tu che ti palesi dall’altra parte, chiamata proveniente da un altrove a me ignoto, e mi parli di un sacco di cose che non capisco, linguaggio anomalo, mentre percepisco in me, il desiderio impellente di chiudere la telefonata e gettare il cellulare in giardino, farlo volare fuori dalla porta aperta, vederlo finire nel pozzo, affondare nell’acqua, i tuoi discorsi che affogano con lui, chiudo la chiamata senza salutare, senza avvisarti, ti lascio sospesa così, in un istante infinito all’interno del quale esisti solo tu e i tuoi pensieri, che s’infrangono contro un muro fatto di silenzio, dopodiché mi alzo dal letto, mi dirigo verso la cucina, accendo la macchina del caffè e me ne preparo uno doppio, il telefono che vibra, lo schermo che lampeggia mostrandomi il tuo nome, io che lo ignoro, mentre bevo la bollente bevanda, e la sento scivolare dentro me, a bruciarmi la gola, lo stomaco.

Lunedì che sembrano domeniche, apparenze svanite sul nascere, apro la porta che da sul giardino, esco, mi siedo al tavolino, anche da fuori posso percepire il vibrare del telefono rimasto in casa, scuoto la testa, mi lascio avvolgere dal calore del sole, non un soffio di vento – Anche oggi sarà una giornata afosa… – penso tra me e me, passandomi una mano sulla fronte imperlata di sudore e guardando l’orologio – …sono le dieci del mattino e già sembrano le due del pomeriggio… – penso ancora, un passerotto che plana velocemente, si posa sullo schienale della sedia di fronte a me, ci osserviamo negli occhi, mi chiedo se anche lui stia sfuggendo a qualche situazione che non sopporta, e come diretta conseguenza, entro automaticamente in un circolo vizioso di pensieri e ossessioni, conflitti irrisolti, problemi rimasti aperti per tanto, troppo tempo, che necessitano di essere affrontati, risolti al più presto, la mia mente che scivola altrove, lontano dal luogo dove mi trovo.

La vicina si affaccia alla finestra del suo appartamento, mi saluta, mentre si accende una sigaretta, e così facendo, fa volare via il passerotto e mi distrae dai miei pensieri, riportandomi nel mio giardino. 

Ricambio il saluto, vorrei abbracciarla, baciarla, ringraziarla, ma lei, si volta verso l’interno del suo appartamento e inveisce contro il marito, parole sgarbate che non riesco a comprendere. 

Mi alzo, sorrido, rientro in casa, il telefono vibra ancora, mi getto sul divano, chiudo gli occhi – Sì, vivrò questo lunedì come fosse una domenica… – penso, rilassandomi, cercando di addormentarmi nuovamente.

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