L’ultimo, infinito, respiro…

Le palpebre si aprono, il mondo è ancora lì, un fremito al cuore, qualcosa non va come dovrebbe andare, oppure, va come dovrebbe andare, ma a me quel “come dovrebbe andare” non piace, non va giù, non riesco a digerirlo, anzi, prima di digerirlo, magari dovrei mangiarlo, ma la medicina ha un sapore amaro, che non sopporto, e i quattro conigli neri con la cassa da morto, tardano ad arrivare – …e voi, chi siete? – disse Pinocchio impaurito – Siamo venuti a prenderti… – rispose il coniglio più grosso scuotendo l’orecchio, scuoto la testa, rimuovo dalla mente pensieri lontani, paure, incertezze, certi ricordi che al mattino, al risveglio, è meglio lasciar dormire, mi muovo di scatto, seduto sul bordo del letto, mi massaggio le ginocchia, sento il cuore che batte all’impazzata, quasi mi sfonda il petto, mi alzo, comincio a correre in circolo, prima lentamente, poi, sempre più veloce, il mondo che si fa confuso, che diventa meno nitido, gli oggetti, le pareti, si fondono in una sola immagine mossa, gli occhi fanno male, universo multidimensionale che si appiattisce, una sola dimensione, schiacciato, oppresso, vibrazioni mai sentite prima, divento un foglio di carta e il vento mi spinge lontano, fuori dal mio appartamento, fuori dal mio giardino, parole compaiono su di me, tatuaggi sulla mia pelle, mente schiacciata, un solo pensiero che si allunga, lettere che si susseguono una dietro l’altra, si stampano sopra di lui, sopra di me, tatuaggio indelebile, storia indelebile, esistente quanto inesistente, mi avvolgo su me stesso, al di là dell’ennesimo respiro il mio esser circolare, non una fine, non un inizio, soltanto un continuum che non si esaurisce mai, al di là della nascita e della morte, l’impossibilità di poter raccontare quello che succede, tra la nascita e la morte, l’illusione di poterlo fare, dire, raccontare, narrare, boato, continuo a correre, sempre più veloce, i piedi che fanno male, dolore al ginocchio sinistro, il dentro e il fuori che diventano una sola cosa, ciò che è mentale, si trasforma in reale, e viceversa, ciò che è reale, si trasforma in mentale, oltre il prossimo passo steso, l’abisso dell’ignoto che si apre di fronte a me, cado giù nelle profondità del mio inferno personale, pensiero dopo pensiero, il sopra diventa sotto e viceversa il sotto diventa sopra, mai toccherò il suolo, imprigionato nella mia mente, non sono ciò che penso di essere, e di riflesso, conosco ciò che occupa la tua mente, ma non è ciò che realmente è, quello che vedo, quello che vedi, illusione, immagini, immagini, immagini, percezioni, e al di là di tutto, un universo multidimensionale che si appiattisce, ci schiaccia, soffocare prima di poter esalare l’ultimo, infinito, respiro.

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