Apro gli occhi e ci sei tu, ad accogliere il mio ritorno, a stringere il mio corpo, abbraccio caldo, sincero, infinito, delicato, desiderato, voluto, preteso, dovuto, sull’incontrarti al termine della notte, potrei scrivere interi volumi, trattati, enciclopedie, elencare di sensazioni, percezioni, dalla prima a l’ultima lettera potrei dar libero sfogo alle mie descrizioni, ai miei pensieri, parole, parole, parole, solo per spiegare, raccontare di te, un respiro, un gesto della mano, un sorriso sincero sul volto, capelli arruffati, profumo di buono che dalla tua pelle si spande e avvolge tutto, battito cardiaco lento, tam-tam riposante, oltre il soffio divino dell’esistenza, il tuo avvolgermi, il tuo aggrapparti all’universo di cui tu stessa fai parte, sogno nel sogno, realtà nella realtà, surrealismo primordiale, io che ti osservo, respiro profondamente la tua presenza, corro tra i ricordi, centinaia di immagini che si susseguono l’una dietro l’altra, nel silenzio di un mattino nuvoloso, interrotto soltanto dal ronzare improvviso di una mosca in volo, che attrae la mia attenzione, mi riporta al presente interrompendo i miei pensieri, ponendo fine al tuo sonno, fruscio di lenzuola che si aggrovigliano, stiracchiarsi, espressioni facciali contorte, oltre l’attimo successivo, il tuo ritorno alla veglia. 

Eccolo, un altro giorno che comincia, le sette del mattino da poco passate, il corpo e la mente che lentamente si risvegliano, la mosca che continua a ronzare, mentre sbatte imperterrita contro il vetro della finestra chiusa, desiderio ossessivo di libertà, la mia mano che si apre e ti mostra, racchiusi nel palmo, i secondi di esistenza appena passati, tu che li osservi, uno per uno, ti rivedi un attimo prima del risveglio, mentre ancora eri addormentata, e sorridi, all’arrivo della mosca che ha interrotto il mio raccontarti, che ha interrotto il tuo sonno.

Mattini così, fatti di nuvole grigie, temperature che si abbassano nuovamente, tu che mi accarezzi la spalla, mi fissi negli occhi, mi sorridi, in silenzio, io che ricambio il tuo sguardo, sorrido, per qualche istante, i momenti appena passati ancora stretti nella mano chiusa, e poi, improvvisamente, mi alzo, spazientito, apro il vetro della finestra, la mosca che finalmente esce, il silenzio che torna a regnare per qualche minuto, prima che il gallo canti, ad annunciare il giorno, in ritardo, come sempre. 

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