Stavo sistemando la libreria e mi è capitato tra le mani un libricino molto carino che lessi qualche anno fa. Il volumetto si intitola Théoreme vivant (in Italia Il teorema vivente, 2012) e l’autore è Cédric Villani un matematico e politico Francese estremamente intelligente. Il libro è un diario degli anni in cui l’autore lavorò alla dimostrazione del damping di Landau non lineare e della convergenza all’equilibrio per l’equazione di Boltzmann, con il conseguente ottenimento della medaglia Fields (il premio più importante che un matematico possa ottenere, a patto che abbia meno di quarant’anni) e contiene resoconti di vita quotidiana mescolati a parti del teorema. La meraviglia di questo libro sta proprio nell’incastro tra il teorema e la vita reale in un’eterna ghirlanda a elica dove il teorema è la vita stessa e viceversa, la vita è racchiusa nel teorema. La parte peggiore è che per tutto il tempo, si percepisce l’obiettivo di Cédric, che non è progredire nel suo lavoro e sfidare i grandi matematici risolvendo un problema, ma vincere la medaglia prima di raggiungere i quarant’anni. Cédric Villani, come detto sopra, elabora il suo teorema, vince la medaglia Fields, diviene un uomo di spettacolo, scrive il suo libro, partecipa a trasmissioni televisive, congressi, festival letterari e perfino al Lucca Comics (io l’ho incontrato lì), dal punto di vista scientifico diviene il direttore dell’Istituto Henri-Poincaré posto che abbandona nel duemiladiciassette quando, sostenendo Macron alle presidenziali di quell’anno, viene candidato ed eletto deputato all’Assemblea Nazionale. La figura di Villani, proietta nella mia mente come un’ombra, il suo esatto contrario, Grigorij Jakovlevič Perel’man che indirettamente ha anche a che fare con Poincaré.
Nel millenovecentonovantadue Grigorij è un ottimo matematico russo, onesto, disinteressato, semplice, che svolge il suo lavoro per passione non per notorietà o per il riconoscimento a livello internazionale. Ha lavorato negli Stati Uniti, dove ha conosciuto Richard Hamilton, un matematico statunitense che è vicino alla soluzione della congettura di Poincaré. Durante le loro conversazioni, il collega gli ha parlato del suo lavoro e gli ha confidato di essersi arenato. Grigorij dopo quell’incontro ha capito che forse un metodo c’è per terminare la risoluzione della congettura e si è messo a lavorarci.
La sua incredibile storia tuttavia, comincia nel duemila, quando l’Istituto Matematico Clay (Cambridge, Massachusets) presenta una lista di sette problemi irrisolti (sulla scia dei ventitré problemi fondamentali e irrisolti proposti dal Matematico David Hilbert nel millenovecento), ribattezzati problemi del nuovo millennio e propone una taglia da un milione di dollari ai risolutori. Nella lista vi è anche la congettura di Poincaré che nessuno nell’arco di un secolo è riuscito a dimostrare completamente e sulla quale Hamilton e Grigorij stanno ancora lavorando.
Nel duemiladue Grigorij, pubblica su un database ad accesso libero (non su una rivista scientifica ufficiale) un articolo di quaranta pagine a sua firma contenente la risoluzione della congettura di Poincaré attraverso il metodo suggeritogli da Hamilton. Voglio sottolineare che chiunque fosse stato consapevole di aver risolto uno dei problemi del millennio, avrebbe preparato una pubblicazione su una rivista scientifica più prestigiosa con annunci in grande stile, Grigorij no. Trascorrono alcuni anni, prima che due gruppi di lavoro si convincano che la dimostrazione è corretta e che inoltre, apre prospettive che quasi nessuno prima di allora si era immaginato, per comprendere la forma e l’espansione del nostro universo. I due gruppi, per spiegare il lavoro di Grigorij redigono un documento lungo oltre mille pagine.
La notizia della dimostrazione a questo punto si diffonde, la rivista Science e il Telegraph annoverano Grigorij tra i geni viventi, la sua notorietà cresce di giorno in giorno. La comunità matematica internazionale nell’agosto del duemilasei decide di conferirgli la medaglia Fields ma lui non si presenta, non vuole nessun riconoscimento anzi, lascia il suo posto di lavoro allo Steklov di San Pietroburgo. Quattro anni dopo l’Istituto Clay decide di assegnargli il premio di un milione di dollari. Lui ci pensa, chiede che il premio sia diviso con Hamilton, che ha dato un grande contributo, ma la regola è che a vincere è soltanto il matematico che fa la scoperta, non chi ha fatto parte del tragitto, quindi Hamilton non può essere premiato. Questa regola lui non l’accetta e di conseguenza non si presenta nemmeno per ritirare il compenso. Grigorij non vuole far parte di quella comunità scientifica, i premi non gli interessano, non vuole tradire i suoi principi, così parte con la madre e si ritira a vita privata in un posto sconosciuto, lui, uno degli uomini più intelligenti al mondo. A Grigorij i soldi, i premi e la notorietà, non sono mai interessati a differenza per esempio di Villani…a me quest’uomo fa pensare a Euclide che si dice abbia risposto così a un suo discepolo che gli chiedeva cosa ci si guadagnasse a imparare la geometria: “Date tre oboli a questo signore, visto che vuol guadagnare con la geometria! Poi ditegli che se ne vada!”.