La mattina dell’otto di agosto dell’anno sessantanove del secolo scorso, i Beatles uscirono dagli EMI studios di Abbey Road in compagnia del fotografo MacMillan e di un poliziotto. John era vestito in completo bianco e indossava un paio di scarpe da ginnastica, precedendo le mode odierne di almeno mezzo secolo, Ringo in completo grigio, stile dandy, era bello come non era mai stato e come non lo sarebbe stato mai più. Paul in completo blu e camicia bianca, i piedi scalzi, look alternativo che sarebbe diventato un ulteriore conferma per i fautori della teoria Paul is dead, di cui ho precedentemente parlato in occasione del suo compleanno. Ultimo ma non per meriti, piuttosto per decisione del fotografo, George, era vestito in pantaloni e camicia di jeans. I quattro dovevano realizzare alcuni scatti per la copertina di quello che sarebbe stato il loro ultimo album, Abbey Road. Let it be infatti come è noto, è un album di pezzi realizzati precedentemente, alternati ai brani live registrati durante il concerto sul tetto degli uffici della Apple corps. L’idea di quella copertina, era stata suggerita da Paul il giorno precedente, in alternativa ad uno scatto realizzato ai piedi del monte Everest che sarebbe costato molto di più e che avrebbe richiesto più tempo. Faceva caldo e non erano stati richiesti i permessi per quella sessione di foto, così il poliziotto bloccò momentaneamente il traffico e tutto dovette svolgersi in pochi minuti. Miller salì su una scala posizionata al centro della strada e i Beatles si misero in posa, sulle strisce pedonali, quella posa che tutti riconoscono e che ha reso l’album così celebre da essere famoso anche per i naif che non si interessano di musica. Subito dopo i quattro tornarono all’interno degli studi per concludere un’altra sessione di registrazione.

Dall’altra parte dell’oceano, più o meno proprio mentre i quattro riprendevano a lavorare ai brani, Susan Atkins, Charles “Tex” Watson e Patricia Krenwinkei si svegliarono all’interno del Baker Ranch, dove all’epoca alloggiava la famiglia Manson, situato nel deserto della valle della morte in California. Probabilmente erano più stonati del solito, se quel giorno decisero di ascoltare le parole del loro capo, e la sua richiesta di uccidere nella maniera più terribile possibile tutti coloro che si trovavano all’interno della casa di Cielo Drive, dove abitava Melcher, un produttore che gli aveva promesso e poi negato un contratto discografico. A dire il vero, il produttore da mesi non abitava in quella villa, che quell’otto di agosto era invece occupata da Sharon Tate e Roman Polanski, ma questo a Manson, che lo sapeva, probabilmente non interessava. Non mi dilungherò oltre su quello che accadde nel corso delle ore successive, fino a notte fonda, quando passata la mezzanotte dell’otto agosto, i tre aggredirono tutti i presenti nella villa, compiendo quello che ancora oggi viene conosciuto come l’eccidio di cielo drive, uno dei massacri più violenti mai avvenuti negli ultimi cento anni.

Le connessioni tra i Beatles e Manson sono molteplici, lui stesso dirà che l’eccidio gli fu suggerito proprio da alcuni brani del White Album, tra i quali Helter Skelter e Piggies. Ma anche l’album Abbey Road diverrà per Manson un’ossessione, che lo porterà a scrivere su alcune delle pareti del ranch alcune frasi tratte da You never give me your money e Maxwell’s silver hammer. I poliziotti le troveranno durante la perquisizione che condurrà al suo arresto. Anche Tex, che subito dopo gli omicidi del nove agosto si era separato dalla family, nel settembre del sessantanove, subito dopo l’uscita dell’album, ne acquisterà una copia. Agli agenti che successivamente lo arresteranno dirà che all’interno di esso aveva trovato nuovi messaggi dei quattro di Liverpool, che gli avrebbero spiegato come ricongiungersi alla famiglia Manson. Il gruppo più incredibile della storia della musica, ha ispirato proprio tutti.