Le donne meritano di più e le differenze di genere devono essere abbattute. Detta così questa frase, potrebbe sembrare uno slogan da Sinistra Radical-Chic, in realtà, entrati oramai nel vivo di questo nuovo secolo, le differenze di genere andrebbero definitivamente sbattute in cantina, così come la definizione: Quote rosa, che oltre a fare schifo in sé stessa, letterariamente parlando, ricorda tantissimo quella che nell’anno ottantaquattro del vecchio secolo, era definita la Quota latte. Il fatto che questa rappresentasse il limite sulla produzione di latte degli allevatori della comunità europea, denigra ancora di più la definizione affibbiata alle donne e stabilendo tra le due un parallelismo, che indubbiamente non sarà affiorato solamente nel mio cervello, connette direttamente la donna alla giumenta e al latte, come a concederle un contentino momentaneo, prima di sbatterla nuovamente accanto al fuoco ad allattare.
Già con questo primo paragrafo, forse un po’ aggressivo, ma concedetemi il dente avvelenato per questa faccenda, si capisce quanto la differenza di genere sia oramai diventata intollerabile, almeno quanto il razzismo. Le donne devono avere le stesse possibilità degli uomini, sta a loro poi scegliere, se sia più importante eccellere in ambito lavorativo, dedicarsi completamente alla famiglia o cercare di far entrambe le cose, questo è un problema soggettivo, ma le possibilità devono essere indubbiamente identiche. Le donne devono poter accedere anche agli stessi posti di comando che oggi sono quasi esclusivamente occupati da uomini e non per via di contentini stupidi come le quote rosa, che suonano quasi come una beneficenza, ma semplicemente perché non ci devono essere differenze tra i due sessi. Anche i salari e i benefici devono essere gli stessi, prendiamo ad esempio la categoria degli infermieri che già di per sé è sottopagata rispetto al lavoro svolto, appare definitivamente stupido che ci siano differenze di salario tra uomini e donne, soprattutto perché l’ottanta percento di essi, su suolo italiano, appartiene proprio al secondo gruppo.
Le donne in qualità di infermieri e operatori socio-sanitari, proprio per il numero di posti ricoperti, non solo in Italia ma un po’ ovunque, sono state in prima linea nell’emergenza Covid e non lo dico soltanto io, ne ha parlato qualche giorno fa anche il Segretario Generale dell’Onu, António Guterres, è quindi assolutamente necessario, non solo riconoscere loro i giusti meriti, ma anche lottare con loro, per abolire in maniera definitiva le differenze di genere.
Ci si aspetterebbe che, se da un lato la stragrande maggioranza degli uomini, non riesce a concepire, ad accettare questo cambiamento, e perché no a lottare a fianco delle donne contro questa stupida ingiustizia, dall’altro, che almeno gli intellettuali, o cosiddetti tali, si schierassero a favore della cosa e invece, oggi per caso, mi cadono gli occhi sul programma del Festival della bellezza, apriti cielo. Come preambolo, ci tengo a sottolineare che alla vigilia di questo evento filosofico-artistico che si sta svolgendo a Verona, Gianmarco Mazzi (amministratore delegato dell’Arena di Verona e ideatore del progetto) aveva detto: Mai come in questo anno maledetto, si rivela importante affidarsi a uomini e donne di pensiero affinché ci indichino la strada. Questo per me è il senso dell’Arena della Bellezza…
Analizzando il programma scopro che a parte l’evento di apertura a cura di Jasmine Trinca e una comparsata di Gloria Campaner, gli interventi di quelli che dovrebbero essere uomini e donne di pensiero, sono ventitré per il primo gruppo e zero per il secondo. Qui le quote latte, pardon, le quote rosa, ce le siamo proprio bevute. A rendere ancora più ridicola la cosa è che il tema del festival quest’anno sia Eros e Bellezza. Evidentemente per gli organizzatori e coloro che hanno lavorato al programma, le donne non c’entrano niente con queste due cose, oppure non abbiamo intellettuali donne capaci di discutere di queste tematiche, non lo so, sono rimasto basito e mi sono rifugiato nel pensiero che più probabilmente, forse, le donne hanno semplicemente rifiutato di partecipare, quando hanno visto che nel programma figuravano nomi di persone non troppo vicini alle lotte femministe, in particolare a quelle sulla parità di genere. Chissà. Spero invece che la mancanza non sia dovuta al fatto che, per gli organizzatori, le donne c’entrino poco con l’Agorà, che Mazzi ha voluto ricreare durante questo festival, in tal caso, credo che anche Aristofane e la sua Lisistrata si stiano rivoltando nell’aldilà.