Ci sono giorni in cui Livia mi sfianca, consuma tutte le energie di cui dispongo. In quei giorni, come questo che sta terminando, giungo alla sera e mi sento felice, mentalmente e sentimentalmente appagato, percepisco l’armonia dell’universo.
Per tutto il giorno abbiamo giocato, riso, siamo stati a fare compere, dopodiché, a tarda sera, abbiamo cenato in un ristorantino tranquillo, nascosto all’interno di una piccola piazzetta, nel centro di Aix en Provence. A dire il vero non era la nostra meta, dovevamo andare da un altra parte. Noi siamo come i fidanzatini diciottenni al primo anno di relazione, abbiamo i nostri luoghi da innamorati. Il caso però ha voluto che sbagliassimo strada e ci siamo ritrovati davanti a un bistrot dal nome emblematico, almeno per me, ma forse anche per lei: Chez Mario. Niente, abbiamo deciso di cenare lì e siamo stati da Dio e come poteva andare diversamente?
Mario è il nome di uno dei miei maestri, una persona di cui probabilmente un giorno parlerò in uno dei miei pezzi, anche se per raccontare di lui, non basterebbe nemmeno un libro, un enciclopedia, forse.
Intanto vi regalo una poesia che scrivemmo insieme, nel salotto di casa sua, tanti tanti anni fa, in una notte che si stava trasformando in mattino, con una stagna da venticinque litri piena di vino rosso al nostro fianco.
Quando volli sapere,
Il senso della vita,
Chiesi alla terra.
La terra rispose,
A me e alla vita,
Che non c’è senso.