Un nuovo anno scolastico è cominciato, portandosi dietro tutte le polemiche che di solito si accendono in settembre, quelle dovute alle problematiche della pandemia e quelle associate alla propaganda elettorale. Se da un lato infatti, molti politici o sedicenti tali, sembravano aspettarsi una scuola interamente rinnovata e pronta ad affrontare il nuovo anno scolastico, con l’intento di dare il miglior servizio ad allievi e genitori in tutta sicurezza, dall’altro molti di loro, sembrano rendersi improvvisamente conto, di quanto lavoro ci vorrebbe per modernizzare e rendere idoneo un servizio come quello scolastico, più simile a un grande e vecchio elefante che ad un agile e veloce pantera.

Così oggi non sono mancati sui giornali e sui social, centinaia di articoli che parlassero di quanto le strutture scolastiche siano fatiscenti, del fatto che il governo non abbia fornito di tutto il necessario le classi e delle problematiche del distanziamento sociale, che come diretta conseguenza, hanno fatto sì che parte degli alunni fossero obbligati a seguire le lezioni da casa, in cam. Si parla di un periodo provvisorio, si pensa che tutto questo a breve finirà, sotto sotto, molti politici e ministri se lo augurano, perché i lavori e le procedure da mettere in atto, per rendere la scuola agevole e idonea a tutti quanti e al periodo che stiamo vivendo, sono enormi, tantissimi, a partire dalla riduzione del numero di alunni per classe, fino all’assunzione di nuovo personale, per passare a un rinnovo completo di strutture, aule e arredi, qualcosa di impensabile, se analizziamo tutti i tagli ai finanziamenti per l’istruzione, messi in atto dai vari governi, di destra e di sinistra, che si sono susseguiti in questo ultimo trentennio.

E’ lecito osservare, che tutte le polemiche relative al sistema scolastico, vengono sempre dai politici, di destra o di sinistra che siano, che aprono gli occhi a situazioni create interamente da manovre concepite e messe in atto da loro stessi. Noi genitori, dal canto nostro, siamo stanchi di tornare ogni anno sugli stessi argomenti, sugli stessi problemi che diventano sempre più irrisolvibili e ci mostrano soltanto quanto siamo impotenti nei confronti di un sistema come quello scolastico, che ci riguarda molto da vicino, ma che si sta sempre più allontanando da noi.

Così, in questo giorno così particolare, post-confinamento, ci siamo rifugiati nel romanticismo, chiudendo un occhio e lasciando la polemica sulle strutture ai vari schieramenti politici, che si stanno fronteggiando in occasione delle prossime elezioni e sbilanciandoci in commenti e ricordi strappalacrime dedicati ai nostri figli, che tornano ancora una volta sui banchi come ogni settembre. Tra un ricordo rivangato, un augurio delicato, un abbraccio e un bacio stampati davanti ai cancelli delle scuole, ci siamo riparati all’ombra della poesia legata alla crescita umana, del quanto sia bello e allo stesso tempo triste diventar grandi.

Certo, all’epoca dei social, non è facile nemmeno essere inguaribili romantici e postare foto, censurate o meno, dei nostri pargoli, con dediche meravigliose scritte sotto, perché c’è sempre qualcuno disposto a polemizzare anche su questo. Come se le manie di protagonismo dovessero essere relegate solo a culi, aperitivi e pietanze ben disposte nei piatti di qualche ristorante.

E quindi spiegatemelo, nel duemilaventi, se non posso attaccare la scuola fatiscente, che dovrebbe educare mio figlio e dargli gli strumenti idonei per affrontare la vita, perché comunque tutti stanno facendo del proprio meglio anche se le cose non migliorano mai, se non posso essere emotivo guardando mio figlio che cresce e dirlo al mondo intero dell’internet, piuttosto che a tutte le mamme che incontrerò, al fornaio, ai parenti, al macellaio, alla cassiera del supermercato, che poi sono gli stessi amici che ho nel mio account Facebook e che si lamentano perché sono melenso, me lo spiegate che cosa ho ancora il diritto di fare?