Il sole sta tramontando su questa strana domenica anonima, fatta di seggi elettorali e polemiche oramai note, buone per qualsiasi giorno della settimana. Mi piace il tramonto nella casa dove vivo adesso. Intorno alla scrivania, nel mio studio, ho due grandi vetrati e la luce che si diffonde quando il sole sta per scomparire è magica. C’è un colore predominante, un verde tenue, che mi fa stare bene, e le due grandi piante che ho sistemato vicino al tavolo da lavoro, contribuiscono a rendere tutto più tranquillo, in qualche modo perfetto, si abbracciano illuminate dalla luce giallo-arancione, fanno l’amore e ciò che ne nasce è il mio stato d’animo quieto.
Avevo deciso d’imbiancare oggi, ma poi ho lasciato perdere. Da una parte un’idea fulminea che mi è venuta questa mattina appena sveglio, grazie al messaggio di un amico, dall’altra, un lavoro al quale sto pensando da un sacco di tempo, ma che non ho mai avuto il coraggio di intraprendere, almeno fino ad oggi, mi hanno attaccato e non hanno lasciato un attimo i miei pensieri. Così, ho passato gran parte di questa giornata a riflettere su queste due cose, appuntare note sulla grande lavagna che ho comprato qualche giorno fa, ascoltare musica e dormire. C’è qualcosa che freme nel mio cuore, che ha voglia di uscire, lo sento sempre più nitido, giorno dopo giorno, nonostante una parte di me sia più guardinga e trattenga l’entusiasmo.
Dentro di me si combattono sempre questi due stati d’animo, è uno scontro senza esclusione di colpi, all’ultimo sangue, la voglia di lanciarmi e quella mia cazzo di prudenza che mi blocca. Come se in cuor mio avessi paura dei fallimenti, nonostante ne abbia accumulati un discreto numero, soprattutto per quanto riguarda le relazioni sentimentali e sociali. Neanche a farlo apposta, proprio sull’argomento, questa mattina sfogliando i quotidiani ho letto di un libro uscito ieri a cura di un giornalista e autore Francese: Et si on parlait plutot de mes succes? (E se invece parlassimo dei miei successi?). In questo volume l’autore, Quentin Périnel, che lavora principalmente per Le Figaro, intervista alcuni personaggi di successo dell’arte, dell’economia, della finanza, domandando loro quali sono stati i più grandi fallimenti che hanno dovuto affrontare. È un punto di vista interessante, un contrappasso verso tutti quei giornalisti, biografi e coach che parlano solo di motivazione e di metodi di strategia atti ad essere sempre i migliori. Interessante perché, spesso i fallimenti arrivano proprio quando acquistiamo troppa sicurezza in noi stessi, quando crediamo di essere i migliori, perfetti. Ne aveva già ampiamente parlato Tim Ferris nei suoi Podcast e nel suo libro Tools of titans (Il segreto dei giganti, 2016), anche se si era concentrato di più sui successi. Più incentrate sull’argomento invece sono state le autobiografie di André Agassi, Michael Jordan e Phil Jackson.
Insomma, per dirla in due parole, i fallimenti sono all’ordine del giorno se si vuol creare qualcosa di nuovo e sono sempre necessari per progredire. Forse un giorno in un post, ma servirebbe anche qui un’enciclopedia, elencherò i miei, ma oggi li lascio perdere e concludo invece annotando, che la prima novità di cui ho parlato, arriverà nei prossimi giorni, quando i post, oltre a comparire qui, li leggerò direttamente io, in Podcast appositi, così oltre al cuore, lascerò anche un po’ di voce. Buon inizio di settimana.