Ti stavo cercando in quei nostri ricordi, nei numerosi abbracci svenduti al tempo, in quei baci languidi, impacciati, impauriti, ricolmi di istanti rubati a vite perdute. Ti stavo cercando in un pensiero rimasto lì, sospeso a mezz’aria, subito dopo aver fatto l’amore l’ultima volta, per poi sparire entrambi dietro il sipario del misterioso palcoscenico dell’esistenza, sul quale per un po’ di tempo ci siamo esibiti insieme. Da molti anni oramai, quella nostra piece non è più in cartellone e dopo averti cercata dietro al tendone di velluto rosso dalle bordature dorate, sotto le assi di legno impolverate di quel palcoscenico scricchiolante, nei camerini e dietro le quinte, ho guardato meglio dentro di me, in quegli angoli bui in cui troppo spesso amavi rifugiarti, per non dire nasconderti, scappando al qui e ora che questa vita ci offre, in alternativa alla morte.
Ho sceso quei miliardi di scale che come un vortice infinito arrivano fino all’oltretomba della mia anima, sottosuolo buio, tetro, terribile, contenitore di tutto ciò che vorrei dimenticare, ma non posso. Sono sceso, perché improvvisamente, in un risveglio mattutino strano, delicato, illuminato da una luce meravigliosamente poetica, non ho potuto fare a meno di desiderare la tua presenza, il tuo profumo, il suono della tua voce.
Ho dovuto spostare un bel po’ di scatoloni, prima di ritrovarti nascosta in un angolo, all’interno di una grande valigia rossa. L’ ho aperta per caso, quella valigia, e sei saltata fuori improvvisamente, come uno di quei giocattoli a molla. Mi sono quasi spaventato quando ti ho vista e poi, poi ho percepito la felicità. Dietro di te c’erano le colline di erba fresca, i laghi, il fruscio delle canne, il cielo gonfio d’imminenti temporali e poi i pranzi in ristoranti sperduti chissà dove, le spiagge d’inverno, le albe, i tramonti e le notti infinite, al limite dell’esistenza, al confine tra la vita e la morte.
Dietro di te c’era tutto quello che ho sempre desiderato e tutto ciò che desidererò fino alla fine della mia esistenza, in un esplosione di sogni, che forse, non faranno mai parte della mia realtà, ma che da sempre sono il propulsore atomico di tutta la mia energia mentale. Forse non ambivi a questo ruolo, forse ambivi a qualcosa di più o di meno, dipende dai punti di vista, ma sono sceso a cercarti per dirtelo, per portare un po’ di luce in questi bassifondi della mia anima. Adesso torno in superficie, ma ti lascio un regalo, una torcia, tutta per te.